giovedì 24 dicembre 2015

CJ Ramone and The Manges - 7"

Chiudiamo l'anno e facciamoci gli auguri in bellezza con questo fantastico team-up tra il leggendario CJ Ramone e i mitici Manges. In questo strabiliante 7pollici troviamo due delle canzoni più rappresentative della classica surf music anni '60 come "Surfer Girl" dei Beach Boys e "King Of The Surf" dei Trashmen. La prima rivisitata e suonata da CJ e il suo gruppo con la collaborazione alla voce di Andrea Manges, mentre la seconda è suonata dai nostri spezzini a righe preferiti con CJ che accompagna alla voce. Una collaborazione coi fiocchi tra gli ultimi alfieri del punk-rock che ci piace tanto e preferiamo, quello di scuola Ramones. Ad accompagnare il vinile la bellissima grafica semplice ma efficace di John Holmstron, proprio lo stesso che aveva realizzato le splendide copertine di "Rocket to Russia" e "Road to Ruin" dei Ramones. Il disco è stampato dalla italianissima Striped Record di casa Manges, sinonimo di assoluta qualità sul genere. Ecco non potete sbagliarvi, fatevi un regalo e aggiungete questo split alla vostra collezione. Gabba gabba hey!

Side A
CJ Ramone featuring The Manges - Surfer Girl

Side B
The Manges featuring CJ Ramone - King Of The Surf

sabato 12 dicembre 2015

7pollici su carta numero uno

Dopo il precedente numero zero, ormai siamo partiti. L’esperimento è diventato avventura. Ci siamo sdoganati su carta ed eccoci qui anche con il numero uno. 7pollici, solo recensioni di vinili, su carta è ormai realtà. La mappa da segiure ce l’abbiamo ma non è così facile riscire a decifrarla. Qualcuno all’università mi diceva sempre “la mappa, non è il territorio”, ed ecco che questa dannata mappa torna ancora una volta. In quale direzione bisogna andare non lo so proprio, ma conosco però lo spirito adatto a intraprendere il viaggio, quello si. Bisogna avere l’occhio curioso e la testa dura come quella di Indiana Jones o l’incoscienza dei Goonies. Serve la pazienza del Maestro Yoda e il polso di Johnny Ramones. Qualcuno un giorno mi ha detto “sii gentile e abbi coraggio”. Il coraggio qui c’è né a pacchi. Tutto il resto anche. Soprattutto l’incoscienza e la necessità di condividere della musica e tutto ciò che ci sta attorno e che per  noi è importante. La scusa è quella giusta perché lo spirito sarà sicuramente nobile durante la rotta. E state tranquilli, che se incontreremo la banda Fratelli noi non abbiamo paura. Statene certi, non ci faremo intimorire. Siamo preparati.  E’ il nostro momento qua sotto.

Zet

In questo numero trovi l'intervista a Giona, la recensione di "Pilot" dei Lags, il fumettino di Mirco e la rubrica culinaria che scalda il cuore Big Food.
Scarica gratis il numero uno qui: https://goo.gl/kKEJyw
Se vuoi lo stampi, lo pieghi in quattro e buona lettura. Poi se ti va puoi anche condividerlo. 

mercoledì 9 dicembre 2015

Intervista ai Giona













A un paio di mesi dall’uscita dello straordinario esordio con “Per tutti i giovani tristi” intervistiamo i Giona per sentire come stanno. Il gentilissimo Alessio risponde alle nostre domande.

1.  Ciao Alessio, presenta ai lettori di 7pollici Giona, la sua nascita, la sua anima e la sua evoluzione.
E’ accaduto tutto con molta naturalezza, quasi per caso. Finito L’Amo non avevo più molta voglia di suonare, di stare in mezzo e m’ero davvero deciso a smettere a tal punto da chiudere tutte le chitarre nell’armadio. Poi, un giorno, mi è capitato di ritrovarmi con le chitarre in giro ed in una quarantina di minuti mi sono scappate dalle mani Squassanti e Pendere e sempre in virtù del proposito iniziale, deciso a non suonare, soprattutto a non voler suonare con nessuno, le registrai solo col microfonino del Mac. Continuai così per un mesetto circa ed avevo le dodici canzoni del disco che immaginavo di lasciar morire in qualche hard-disk esterno, alla stregua di quello che Salinger fece con i suoi scritti, ma è qui che subentra il fattore Luca Benni. Non ricordo bene, ma credo di avergli linkato il soundcloud con tutte queste demo e lui ha cominciato a dirmi che dovevo fare, registrare, portarlo avanti, che era un discone e che dovevo suonarle alla festa per i dieci anni di To Lose La Track a Napoli ed è qui scatta il fattore Michele Leo. Mentre ci fumavamo la prima sigaretta della serata, ascoltando gli esiti delle nuove registrazioni, dicendogli del fatto che Luca ci teneva che suonassi quelle canzoni, Michele disse che lui poteva suonare il basso e che potevamo chiedere a Daniele di suonare i fusti. E così fu. Facemmo quattro prove e suonammo alla festa di To Lose La Track, poi da lì non ci siamo fermati. Forse non ci siamo accorti che la festa è finita.
Menzione la merita anche Ivan Tonelli di Stop Records perché anche lui è stato un fattore bello grosso da quando venne a suonare a Napoli con i Cosmetic e dopo il check gli feci sentire le demo. Si gasò tantissimo e da quel giorno Ivan c’è sempre e gli vogliamo bene nonostante tifi per brutte squadre.

2. Chi sono “tutti i giovani tristi” da cui prende spunto il titolo del tuo disco? 
Il titolo è un debito che avevo con Fitzgerald e con quegli amori che s’attorcigliano su stessi, in cui ci credi, crescono e poi implodono, sperdendosi nell’hangover del giorno dopo. Diciamo che il disco è un invito a godersi il momento, tutto finisce e tutti ne siamo consapevoli ed è nella consapevolezza della fine che dovremmo trarre la gioia per viverci il momento, riconoscendolo, appunto, come momentaneo, effimero e soprattutto leggero.
Chiamarlo così è anche per ricordarmi d’essere più leggero con le cose e le persone, anche ora che giovane non lo sono più. Magari a maggior ragione ora che giovane non lo sono più e comunque il disco tratta di un amore felice. Felice e basta.

3. State girando parecchio, cosa ci dobbiamo aspettare dal vostro live?
Un mucchio di birrette in giro, un po’ di dischi della distro, caramelle per la gola sparse ovunque. Diciamo che il live è più “picchiato” del disco.

4. Il mio gruppo preferito in assoluto sono i Ramones, quindi la domanda nasce spontanea, come mai hai scelto di fare la cover della cover di “Do you wanna dance”?
I Ramones, ancora oggi, sono una delle mie ossessioni musicali, ma a livello che posso riascoltare anche cinque volte consegutive un loro disco. L’unica cosa che cambia è la momentanea fissazione per un disco specifico. Un mese è Rocket To Russia, l’altro Leave Home - questo è il momento di End of the Century. Trovo che solo la parola “geniale” li descriva compiutamente, ma così geniali che appena aggiungi qualcos’altro li stai già sminuendo. Geniale è la loro estetica, la loro poetica, i loro cazzo di testi.
Non sapevo fosse una cover, l’abbiamo scoperto quando è stato il momento di scrivere i credits del disco, però ecco, mi sono voluto regalare l’attimo di essere i Ramones. S’invecchia, ma si rimane dei fanatici invasati per tutta la vita.

martedì 8 dicembre 2015

CJ Ramone- Last Chance to Dance

Era il 25 Novembre 2014, quando uscii questo disco.
Qualche giorno fa ho avuto l'occasione di vedere CJ dal vivo qui in Italia durante il tour Europeo di supporto al suo ultimo disco.
Cj, a parer mio, è l'unico degno di poter andare ancora in giro con il "cognome" Ramone. A differenza di altri, dei quali non faccio i nomi, non ha mai cercato di lucrare sul suo Status, ha sempre portato alta la bandiera dei Ramones, intraprendendo una carriera personale. Ok, dal vivo ripropone i grandi classici della band di NYC ma affianca delle belle perle di "sua musica originale".
Last Chance to Dance, dimostra la classe di questa ragazzone, che ragazzone non è più, ma che dal vivo e su disco riesce a coinvolgere, far ballare, e sopratutto strappare quel sorriso da ebete che ogni fan vorrebbe avere sul proprio volto.
12 brani che spaziano dal classico punk rock degli ultimi Ramones, a ballad surf rock, fino a qualche strizzata d'occhio alle sonorità "clonate" ai 4 di NYC. "PitStop" è una di queste, così maledettamente vicina ai primi Ramones, per essere più preciso a "Carbona...", ma proiettata al futuro.
"You own me" ricorda molto una rock ballad da college, vi farà muovere con la vostra partner.
"Last Chance to Dance", è una ramosiana rock dance song a tutti gli effetti.
"ClusterFuck" è una scheggia impazzita di punkrock molto vicina all' HC.
CJ Ramone merita di essere supportato e di essere visto dal vivo, non ve ne pentirete. Divertimento assicurato. Se siete fan dei Ramones, fatelo vostro. Se amate il punkrock "alla Ramones" fatelo vostro. Se volete dare un calcio alla noia fatelo vostro. Se volete che i problemi esistenziali se ne vadano da voi, fatelo vostro. No perditempo.

1.  Understand Me?
2.  Won’t Stop Swinging
3.  One More Chance
4.  Carry Me Away
5.  ’Til the End
6.  Long Way to Go
7.  Mr. Kalashnikov
8.  Pitstop
9.  Grunt
10. You Own Me
11. Last Chance to Dance
12. Cluster Fuck

martedì 1 dicembre 2015

Lags – Pilot

I Lags vengono da Roma e Pilot è il loro esordio discografico, una polveriera punk hardcore distribuita in undici tracce dirette e coinvolgenti. Antonio, Andrew, Daniele e Gianluca sono un gruppo di trentenni che come tanti si confrontano con i temi centrali della società in cui vivono: il ruolo controverso della fede, la disperata ricerca di un'occupazione, il senso di frustrazione e disincanto di fronte alla vita politica del paese, l'emigrazione delle persone vicine, i rapporti logorati dalla distanza e quelli logorati dalla vicinanza, la paura di un futuro sempre più buio.
Questa che sentite nel giradischi è la "puntata pilota" di un racconto, in cui questo gruppo di trentenni così diversi condivide l'ansia di non riuscire a comprendere se quello che ognuno si trova davanti è l'inizio di un lungo cammino oppure un muro che minaccia continuamente di crollare sulle speranze di una vita. Sempre con un'unica chance a disposizione, sempre in bilico, sempre senza rete, in una società estremamente avara di seconde opportunità.
Queste canzoni sono il diario di soldati che vivono una guerra fuori, ma che combattono ogni battaglia internamente, alla disperata ricerca di una chiave per andare avanti, lasciare un segno, raccontare una storia. Undici pezzi che ti accompagnano tra emozioni e stati d’animo diversi in cui tutti ci possiamo ritrovare. Undici pezzi arrangiati e suonati magistrarmente che ti prendono uno più dell’altro, dal primo all’ultimo. Questo è solo l’inizio, voi cosa dite se queste sono le premesse non siete cuoriosi di sentire come va il seguito? Noi si. Questa è una  bellissima storia fuori grazie a To Lose La Track e Audioglobe.


Tracklist:

1)    A Push And A Rush
2)    War Was Over
3)    Turbin
4)    Fear, Control, Mothers
5)    Solid Gold
6)    The Flight of the flies
7)    Queen Bee
8)    The Stream
9)    Family Man
10) Behind the clouds
11) Dreaming babylon

martedì 17 novembre 2015

Giona – Per tutti i giovani tristi

Giona è tante cose. La prima che bisogna raccontare è Alessio, già voce e chitarra de L’Amo, testa, cuore e anima di questo nuovo gruppo. Alessio è la voglia che non muore mai a tipi come lui di prendere in mano la chitarra, mettersi davanti a un microfono e buttare fuori tutto quello che si ha dentro. Giona è nato quindi come necessità. Poi sono arrivati Michele e Daniele, e tutto ha preso una forma. Poi c’è Napoli la città da cui vengono e che segna profondamente le loro canzoni. Ci sono anche il pop, il punk e la new wave ad accompagnare testi taglienti e intelligenti. Dodici canzoni che vanno a comporre questo “Per tutti i giovani tristi”, un disco che ti trascina dentro lo spirito di Giona e te ne fa assaporare il candore. Il vinilone bianco gira come un ossesso sul giradischi e le sue canzoni ti arrivano dritte al cuore. L’amore, le risse, i coltelli, i baci e l’odio. Le Peroni, gli amici, le abitudini e la cover della cover. Il nero, le guardie, i tagli e le cose importanti. Tutto quello che avete incontrato nella vostra vita qui c’è ed è raccontato con dolce semplicità. Anche se a volte fa un po’ male. Giona vi racconta le cose come stanno. Non abbiate paura, brindate alla salute, alla mente e al cuore. Siate felici. Ascoltate questo disco uscito grazie a To Lose La Track, FalloDischi e Stop Records. Giona sarà felice.


Tracklist:

A1 Guardia
A2 Squassanti
A3 Pendere
A4 Coerenza Tralàlà
A5 Tutto Tutto Vero
A6 Gaiola

B1 Peroni
B2 BAR
B3 Tutto Tutto Nero
B4 Do You Wanna Dance?
B5 Traiano
B6 Assonnata

sabato 31 ottobre 2015

7pollici su carta

Dopo cinque anni passati sul web 7pollici, solo recensioni di vinili, esce anche su carta. Adesso, lo potete finalmente anche toccare con mano. Proprio come si faceva una volta, quando fino ai novanta le fanzine si stampavano solo su carta e si trovavano in giro ai concerti.  7pollici su carta vuole essere questo nulla di più, una fanzina come tante altre. Otto pagine fatte in casa fronte/retro, in bianco e nero, fotocopiate sotto casa e distribuite in maniera casuale in giro per concerti, tra amici, gruppi interessanti vicino e lontano casa. Questo è il numero zero e ci stiamo prendendo le misure, abbiate pazienza. Qui si parlerà solo di vinili, attraverso recensioni, fumetti, cibo e interviste a gente che stampa o che esce ancora e fortunatamente in vinile. La nostra può sembrare una posizione arroccata in un vecchio castello medievale ma a noi piace tanto e stiamo bene così. Può sembrare, perché in realtà ci siamo mossi e ci muoviamo un sacco. Spesso finendo in acque tempestose, ma sempre con il nostro muso e con la nostra testardaggine. D'altronde siamo del segno dell’ariete e da qualche parte dobbiamo pur andar a sbattere la testa. Grazie di cuore a chi mi permette ancora una volta di andare avanti con questa nuova avventura. Voi sapete chi siete.

Zet

Scarica gratis il numero zero qui: https://goo.gl/UhiuSC
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Delta Sleep – Twin Galaxies

I Delta Sleep sono quattro ragazzoni che arrivano dall’Inghilterra e suonano emo in maniera esemplare. Twin Galaxies è il loro nuovo album ed è un viaggio all’interno di tutte le loro sfacettature e le anime che compongono la loro creatività. In questo viaggio tra galassie lontate, ma forse non troppo, siamo accompagnati da dieci pezzi eterogenei che ci fanno muovere e prendere bene sia quando incontriamo delle turbolenze e pezzi math rock, sia quando ci lasciamo cullare in momenti più tranquilli e distesi. L’astronave è partita, tutti a bordo. Vi assicuro che il viaggio è davvero una goduria per le vostre orecchie. Twin Galaxies è un disco davvero completo, che rispecchia l’anima di questo fantastico gruppo inglese. Lasciatevi trasportare, davvero. Tra poco passeranno anche nel nostro paese per alcune date. Io fossi in voi non ne perderei l’occasione per vederli anche dal vivo. Il disco è uscito grazie all’inglese Big Scary Monsters e la nostra italianissima To Lose La Track. Io ho avuto la fortuna anche di trovare la versione con disco colorato, una vera chicca! Cosa state aspettando, siete pronti per partire con i Delta Sleep?


Tracklist:
1)    Assemble
2)    21 Letters
3)    Aspetta
4)    Lake Sprinkle Sprankle
5)    Spy Turtles
6)    Spy Dolphin
7)    Daniel Craig Davide
8)    Hungry For Love
9)    Strongthany

mercoledì 28 ottobre 2015

Hartal! - S/T

Gli Hartal sono in cinque e arrivano da tre città diverse molto lontane tra loro in Italia. Quando però i componenti del gruppo si trovano e cominciano a suonare, viene fuori un fiume in piena di musica. Pezzoni psichedelici che ti risucchiano e ti fanno entrare nel loro mondo. Un mondo costruito a suon di noise, punk e rivolta. Già perchè Hertal nel mondo asiatico significa protesta di massa come disobbedienza civile. E la musica degli Hertal è proprio questo. Su questo splendido 7" uscito in edizione limitata a 110 copie su vinile nero, per la neonata ma già interessantissima ZenHex trovate due pezzi da paura. Okhunoghawe  e Der Tiger von Eschnapur / Moto by Casablanca sono un mix di ritmi tribali, una voce da santone che incute il giusto timore, un basso ipnotico e un organo suonato come si deve. Il tutto è confenzionato in maniera egregia grazie alle grafiche di Burial Dance serigrafato a cura di Serimal.

Tracklist:
01. Okhunoghawe – 4’30”
02. Der Tiger von Eschnapur / Moto by Casablanca – 6’35”

martedì 27 ottobre 2015

Johnny Mox - Obstinate Sermons


Johnny Mox è un figo e potrebbe benissimo finire qui la mia recensione. Ma se proprio vogliamo dire due parole, Johnny è uno che ne sa una cifra ed è in giro a portare le sue canzoni da parecchio tempo. Viene da Trento e la sua musica ne risente perché è spigolosa come il fianco di una montagna.
Questo nuovo lavoro, Obstinate Sermons è un viaggio nelle sonorità della musica nera tipica del sud degli Stati Uniti mischiato al beatbox delle strade del Bronx e al punk-hardcore della Washington D.C. anni ’80. Questo disco non ti lascia scampo, ti risucchia e ti trascina dentro senza alcuna speranza come solo i dischi blues fatti bene sanno fare. I chitarroni sono ben amalgamati ai synth, la voce e il beatbox sono dei pugni in faccia senza alcun ritegno. E’ un attimo e ci caschi dentro. Sei trascinato dentro ai sermoni che è un piacere. Il disco trasuda musica cruda e viscerale che solo un genio come Johnny Mox può saper creare in maniera così raffinata e curata. Il lavoro fatto all’Igloo AudioFactory con Sollo dei Gazebo Penguins si sente e ci piace assai. Quello che arriva all’orecchio dell’ascoltatore è una bella pacca. Credetemi, lasciatevi rapire da Johnny Mox e dai suoi sermoni.

Tracklist:

1. They told me to have faith and all I got was the sacred dirt of my empty hands

2. A War Sermon 

3. Praise the Stubborn 

4. Ex Teachers 

5. O' Brother

6. Endless Scrolling 

7. The Winners 

8. The Long Drape 

9. King Malik

sabato 3 ottobre 2015

Intervista ai Do nascimiento


A un anno esatto dalla nostra recensione di Giorgio, intervistiamo i Do nascimento per sentire come stanno. Il gentilissimo Amedeo risponde alle nostre domande.

1. Ciao ragazzi, come state? E’ da un po’ che non vi si sente, cosa state combinando? Siete ancora sparsi per il mondo? 
Amedeo: Ma ciao! Siamo un po sparsi si, io sono a Londra oramai da una miriade di tempo, seba e’ partito per l’indonesia non si capisce bene a cosa fare, meglio non indagare. Rich e’ tornato dall’Australia, e ora anche lui qua Londra, abbiamo fatto la saletta in un sottoscala e stiamo scrivendo assieme il terzo disco degli eat the rabbit. Ale e’a casa.
2. Dopo un anno dall’uscita di “Giorgio” tiratene un po’ le fila. Ne siete soddisfatti quanto a riscontro ottenuto tra recensioni e concerti? Uscita in vinile insieme a “Lampino” per noi hipster col giradischi è stata la manna dal cielo. 
La soddisfazione massima e’ stata vederlo uscire, sono stati due anni difficili, fare un disco quando sei tutti sparsi e’ davvero problematico, poi il tempo a disposizione e’ inversamente proporzionale alla voglia di far le cose bene e concluderle. Senza flying kids noi probabilmente non avremmo fatto nulla e non ha prezzo vederli adesso che finalmente si possono permettere la jacuzzi in giardino grazie alle nostre vemdite. Le recensioni sono state belle e caratteristiche anche se piccole, perche la recensione e’ l’animale piu bello, dopo la donna.
3. A proposito, quando vi potremo ancora ascoltare dal vivo? I vostri fans vogliono tornare a sudare insieme a voi, i vostri concerti gasano una cifra.
A ottobre faremo delle date ma stiamo ancora organizzando siamo in un mezzo pasticcio, son saltate un po di date ma la voglia rimane. Ci diverte molto fare le cover di noi stessi, non vedo l’ora di risuonare un po, sempre che il Seba torni vivo dal’ indonesia. Sul serio cosa e’ andato a fare? Tutti se lo chiedono.
4. Cosa prevede la chiromante per il vostro futuro? Forse un disco, la serie A alla Sampdoria, o di ribeccare “quello stronzo che dice che nulla mai cambia”?
Direi proprio nulla, abbiamo tutti altri progetti e stiamo curando quelli, non so quando riusciermo a fare qualcosa di nuovo, si e’ parlato di uno split con gli Asino, ma cosi una volta al bar ma non saprei. Sicuramente uscira’ qualcos’altro a nome do nascimiento in un futuro, ma non so come dove e quando, alla fine siamo nati come un gruppo “1 pezzo a prova” ed e’ sempre stato cosi, tutto a caso, e il senso della cosa arriva alla fine. Rimaniamo cosi, a caso, quindi chi puo dirlo? Programmare un concerto o un disco sarebbe quasi rovinare questa fantastica aurea di vaneggiamento che ci circonda grazie alla quale e’ rimasta intatta na nostra genuinita’. Ora ti faccio una domanda io, ce li hai 20 euro?

giovedì 1 ottobre 2015

Capra - Sopra la panca

Capra è Gabriele Malavasi, voce e chitarra dei Gazebo Penguins. Sopra la panca è il suo disco solista fatto da dieci pezzi tiratissimi, suonato con i chitarroni che ci piacciono tanto e da tutti i pedali che ha collezzionato da quando ha cominciato a suonare. Capra si è chiuso nella cameretta che di solito lasciava agli ospiti dove ha voluto sperimentare, ascoltare cose nuove e in poco più di un mese ha scritto queste canzoni. Il disco rappresenta al meglio il mondo di Capra, fatto di concerti in giro per l’Italia, persone a cui si vuole bene, animali da accudire, furgoni che ti portano in giro, orti e pane fatto in casa.  Insieme a lui hanno suonato Pier Mattia Bardin (La Piovra, Il Buio) alla batteria, Andrea Suriani (i Cani) alle tastiere, registrato e prodotto da Andrea Sologni (Gazebo Penguins) presso Igloo Audio Factory a Correggio tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. Il testo di Margherita di Savoia è scritto da Jacopo Lietti dei Fine Before You Came. Insieme hanno prodotto un bel muro di suono che godi ha tirare su il volume dello stereo mentre la puntina gira sul vinile. Accordi grossi e potenti come una montagna, testi brevi e precisi che ti raccontano tutto quello che ti devono raccontare in poche parole. Distorsioni e fuzz che ti sommergono come la neve. Così come deve essere. Così come ci piace. Canzoni che si fanno cantare e imparare a memoria già dal primo ascolto del disco. La voglia e la necessità di muoversi, saltare, urlare e sudare con una chitarra in mano per raccontare quello che ti sta attorno, nella buona e nella cattiva sorte. Questo è quello che potete ascoltare Sopra la panca, e vedrete che vi piacerà. Il disco è uscito grazie a To Lose La Track, Garrincha Dischi e Audioglobe.


Tracklist:

A1. Il lunedì è la domenica del rock
A2. Galline
A3. Diciottenni
A4. Scaletta
A5. Margherita di Savoia

B1. Pierre Menard
B2. La finta non è la fine
B3. Mio padre faceva il fabbro
B4. MLVGRL
B5. Reset

lunedì 14 settembre 2015

Millencolin – True Brew

I Millencolin sono tornati e lo fanno alla grande. A distanza di sette anni dall’uscita del precedente e pessimo “Machine 15”, il quartetto svedese torna con questo nuovo “True Brew”. Tredici pezzi di puro skate-punk come si faceva e si suonava una volta, quando nei nostri stereo giravano insieme ai gruppi della California targata Epitaph.
Vent’anni di band e non sentirli per niente sulle spalle. Con questo ottimo album i Millencolin inaugurano la loro seconda gioventù e ritrovano l’spirazione giusta per scrivere un disco come si deve e come ci si aspetta da un gruppo come il loro.
Questa rinnovata vena creativa e compositiva ci riporta agli albori della band e delle loro canzoni migliori. Riffettoni di chitarra e ritornelli che ti rimangono appiccicati in testa. Ritmo serrato e zero respiro. Canzoni che ti viene voglia di cantare fin dal primo ascolto e non ce la fai proprio a rimanere fermo. Questo “True Brew” è proprio una bomba e un bell’ascolto. Fatevi un piacere una volta nella vita, fatelo girare nel vostro giradischi che poi sarete ancora felici e spensierati proprio come quando avevamo diciassette anni, il mondo era una conquista e questa era la nostra colonna sonora. Grazie di cuore Nikola, Erik, Mathias e Frederik, questo disco è proprio quello che ci voleva per fermarsi un attimo, guardare indietro, capire dove siamo arrivati, fare il punto della situazione e andare avanti. Con lo stesso spirito e la stessa passione che ci contraddistingue da sempre. Perché noi siamo così, ed è questa l’unica verità.


Tracklist:

  1. Egocentric Man
  2. Chameleon
  3. Autopilot Mode
  4. Bring Me Home
  5. Sense & Sensibility
  6. True Brew
  7. Perfection Is Boring
  8. Wall Of Doubt
  9. Something I Would Die For
  10. Silent Suicide
  11. Man Of 1000 Tics
  12. Mr. Fake Believe
  13. Believe In John

sabato 5 settembre 2015

Biffers - Frankie Road

I livornesi Biffers tornano sul nostro blog dopo lo straordinario 7" d'esordio uscito nel 2012 recensito qui e il full-lenght "Whoa!" uscito nel 2014. Con questo "Frankie Road" il power-trio toscano si conferma come uno dei più interessanti gruppi in circolazione in ambito di punk-rock in Italia. Quattro pezzi tirati che ci riportano alle prime uscite targate Lookout! anni '90, proprio quelle che preferiamo. Dario e i suoi ci regalano un bel dischetto da far girare più e più volte nel giradischi. A confermare il buon lavoro fatto dai Biffers in questi anni, è il fatto che questo bel 7" è uscito in distribuzione digitale per Kung Fu Records e in versione vinile (3 diverse versioni) per Greenway Records. Insomma i Biffers hanno sbancato anche in USA con una produzione curata dal punto di vista delle grafiche by Riccardo Bucchioni e per quanto riguarda la registrazione e l'arrangiamento dei pezzi. Il disco lo potete ascoltare sul loro bandcamp o su spotify e acquistare direttamente dalle pagine delle etichette. Sostenete i Biffers, sostenete il punk-rock italiano. Gabba gabba hey!

Tracklist:
01.Werewolf
02.Dear Rocker
03.Happiness For Madness
04.The Law Won

domenica 12 aprile 2015

Tough - Hurricane

Dopo il precedente e fenomenale Obey the Ramones uscito nell'estate 2014, i Tough tornano subito a farsi sentire con questo nuovissimo Hurricane. Ancora una bombetta in 45giri capace di farvi ballare il piedino e la  testa su e giù con un sorriso giga stampato sulla vostra faccia. Quattro accordi e via andare. Così li vogliamo i notri beniamini, come nella migliore tradizione punkrock che si rispetti e che amiamo. Quattro pezzi che ci piacciono uno più dell'altro, uno più veloce dell'altro, un paio di minuti massimo a pezzo e stop. Godetevelo così, questo è Hurricane, questi sono i Tough. Alla chitarra esordisce Robi Tuono, veterano della scena che va a sostituire Stefan-eno e va alla grande. Il sound è lo stesso di sempre, da quel primo Fast/Faster del 2007 e noi ci gasiamo da matti. Con i Ramones nel cuore e i ritornelli di questo disco che ti si attaccano in testa già dopo il primo ascolto. Il disco è stato registrato presso i Giardni Sonori di Piacenza da Cristian Sanzeri, a curare le grafiche ci pensa Riccardo Bucchioni, sinonimi questi di assoluta qualità ed è uscito per l'olandese Monster Zero punto di riferimento nel genere. Insomma c'è nè alla grande sotto tutti i punti vista. L'esperienza paga e qui c'è nè a pacchi. Compratevi questo disco e godetevelo che i Tough sono fighi. Gabba gabba hey!

Tracklist:

Side A
1) Hurricane
2) Hey hey hey (oh no)

Side B
3) Badly
4) Sick of You

domenica 15 marzo 2015

Cowbell- Beat Stampede/Skeleton Soul


Ieri sera per caso me ne vado in un noto locale "che fa suonare" in quel di Piacenza e m'imbatto in una band, o meglio in un power duo che si chiama Cowbell proveniente da Londra. Londra est per l'esattezza. E le mie orecchie s'innamorano subito. Il cantante al microfono dice: oggi è il 22 show di fila che teniamo in giro per l' Europa...

I due che portano i nomi di Jack Sandham e Wednesday Lyle, formano i Cowbell nel 2009 e d'allora rilasciano tre singoli in 7" in diciotto mesi, dopo di che firmano con la Damage Goods nel 2012 ed incidono per essa due dischi: Beat Stampede (2012) e l'ultimo Skeleton Soul (2014)-dei quali vi parlerò qui in breve- Il resto dovrete, se interessati, scoprirlo voi stessi con le vostre orecchie.

Cosa propone il duo in questione? 
Garage/soul/ROCK & ROLL, che non nasconde le sue influenze da un lato americane (Stax, Motown per citarne alcuni) e dell'altro il tocco, manco a dirlo, British degli anni sessanta (The Small Faces, The Kinks, The Zombies)
Niente di originale, sia chiaro (ora cosa lo è? se riuscite spiegatemelo voi) Suonano per divertire, divertirsi come è giusto che sia. Niente fronzoli e tessiture armonica di chissà quale complicanza.
Canzoni dirette (di solito 2 minuti) che fanno battere il piedino a tempo e ti fanno ballare.

Il debutto su LP



 Beat Stampede è un misto di sonorità blues e country, grazie all'utilizzo della tecnica Slide Guitar ed al finger picking da parte del cantante/chitarrista Jack. Che prima ci delizia con un Delta Blues in "All in good Time" e poi via di slide in "Tallulah" primo singolo estratto dal disco ne è la prova del loro talento. Nella track list ci si imbatte anche in due canzoni Honky Tonk garage blues cantate dalla batterista Wednesday "Love got me down" e "Castle walls". Un ottimo debutto per loro.

Tracklist:

Side A

  1. Tallulah
  2. Hanging by a thread
  3. Never Satisfied
  4. Love got me down
  5. Mississippi
Side B

  1. Scratch my back
  2. Bills
  3. Castle walls
  4. Oh girl
  5. All in a good time



Due anni  dopo rilasciano Skeleton Soul



il sound matura- come è giusto che sia- reduci anche da visite negli Stati Uniti, dall'interesse della BBC. Il duo inserisce in questo disco il suono psichedelico di un organo e le vibrazioni soul del sassofono. Potrete ascoltare queste sonorità soprattutto in "She's all over you", molto bello anche il video, e nella funkeggiante "Dirt". Senza dimenticare le atmosfere dell'esordio "Shake the blues" ne è un ottimo esempio.

Tracklist:

Side A:

  1. Cry wolf
  2. She's all over you
  3. Oh Yolande
  4. Baby it's you love
  5. Dirt
  6. Heart on the line
Side B

  1. The fear
  2. Darkness in your heart
  3. Shake the blues
  4. Change her ways
  5. Heavy on my mind



Che dire di più? ieri dopo aver assistito al loro live ho preso i  due LP. Registrazione low-fi come piace a me che da il giusto tocco ai brani. Canzoni fatte con anima, sudore e tanta passione. Bravi.

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sabato 7 marzo 2015

And So Your Life Is Ruined - S/T

Gli And So Your Life Is Ruined sono un quartetto emo-core/post-rock di quelli che spaccano. Provenienti dalla ridente Rimini con questo loro primo disco, scaricabile in free download qui, edito per V4VRecords, Voice Of The Unheard (Francia) e Lonely Voyage Records (UK) sono stati in grado di attirare l'attenzione su di sé al primo colpo. Questo bellissimo discone, serigrafato su un lato grazie alle splendide grafihe di Errata Disain è un ascolto piacevole e completo. Nonostante la giovane età i quattro ci sanno regalare sei pezzi eterogenei e carichi di svariate sfacettature. Il cantato in italiano completa l'opera con testi semplici ma efficaci che arrivano diretti al punto. Si rimane piacevolmente colpiti dalla musica degli And So Your Life Is Ruined, in grado di spaziare senza troppa difficoltà dall'emo-core a un post-core che in alcuni tratti ricorda gruppi blasonati come Explosions In The Sky. Ascoltate questo disco e andate a vederli dal vivo, non ve ne pentirete. Supportate questo gruppo e amate le loro canzoni.

Tracklist:

1) Berlino
2) Febbraio
3) Cariddi
4) 308 Negra Arroyo Lane
5) Inverno Senza Fuoco
6) Perchè Non Siamo Dove Siete Voi

sabato 14 febbraio 2015

Girless & The Orphan – The Circle And The Barrel

I Girless & The Orphan hanno un cuore grande e nelle loro canzoni si sente. Suonano un folk dalle accelerazioni improvvise e dalle distorsioni fulminanti, a tratti quasi punk. Ma a loro di essere categorizzati frega poco. Sono una mina sul muso quando suonano dal vivo e i loro dischi sono uno più bello dell’altro. Questo è quello che conta. Con il precedente NothingTo Be Worried About Except Everything But You hanno vinto la targa giovani del MEI come miglior disco del 2012.
Con l’ultimo The Circle And The Barrel hanno vinto tutto. Almeno per quanto ci riguarda. Questo è un disco con due anime, due cuori grandi come una casa. Talmente grandi da dover essere contenuti in due parti distinte (appunto part 1 & 2), a cercare due estremi sonori. Il primo più indirizzato verso un pop nobile ma sporco, solido nei suoni e stratificatissimo. Sei canzoni, avvolte da un’insolito grigiore, dove la presamale si fa lentamente largo tra le liriche di Tommaso, polemiche come sempre ma ben più riflessive. Il secondo più veloce e violento, arriva a urlare per farsi sentire e il ritmo cresce notevolmente portandoci in sonorità più vicine al punk-rock. Cinque canzoni d’impatto che ti rimangono velocemente appiccicate in testa e di cui non ne puoi più fare a meno. Tra il primo e il secondo lato sono undici canzoni in tutto che a cantarle ti farà stare bene. Questo è uno di quei dischi che ti danno una sensazione di libertà. Perché noi possiamo ancora sognare insieme. Fatelo con i Girless & The Orphan. The Circle And The Barrel è una proficua produzione tra Stop Records, Fallo Dischi, To Lose La Track ed è accompagnato dalle splendide grafiche di Luca Zamagna di Errata Disain.

(part 1)
1. Hodmen and Ghost Writers
2. F.A.S.C.
3. Open Books
4. The Same Blanket
5. A Nice Guy
6. 27 and Counting

(part 2)
1. Leaders
2. Colon Ladle Pedlar Scenario
3. FYD
4. Quite Old (Coff-coffin)
5. Your Opinion Is Bullshit

mercoledì 14 gennaio 2015

SMNTCS – Self Title

SMNTCS è una band post hardcore formatasi a Milano nell’autunno del 2013 con membri di presenti e passate band interne all’ambito punk hardcore. Andrea, Giulio, Luca e Simo dopo sei mesi entrano in studio per registrare le sei canzoni che poi saranno contenute in questo primo LP omonimo uscito a novembre 2014. Musicalmente, si possono tracciare influenze che partono dal roster della Dischord Records di metà anni 80, agli anni 90 di Quicksand e Drive Like Jehu, così come dai contemporanei The Hope Conspiracy o Modern Life Is War. I testi sono degli appunti esistenziali collegati nel titolo a nomi di luogi dai gloriosi fasti attualmente abbandonati dall’uomo o distrutti da eventi naturali. La pacca è grossa e lo nel vostro stereo questo discone suonerà bene. Non abbiate paura, lasciatevi trasportare dalla turbina che creerà in voi questo disco. Vi sentirete bene. SMNTCS è una buona dose di potenza e disperazione quotidiana e questo è quello che ci vuole quando dentro qualcosa non vi torna. SMNTCS vi saprà stupire e shakerare per benino. Lasciatevi spettinare senza indugi.  Questo disco è una fruttuosa collaborazione tra più etichette: Dead Crumbs Edizioni, Neat is Murder, Fallo Dischi, Salad Days Records, Indelirium Records, RainingRecords, Oceano Records, Blessed Hands Records.


Tracklist:
Note #1 (Mount Buzludzha)
Note #2 (Tuxedo Princess)
Note #3 (Majestic)
Note #4 (Tuxedo Royale)
Note #5 (Ruderi)
Note #6 (Antipodes)