Correva l’anno 1996, nasceva la pecora Dolly, veniva mandata in onda la
prima puntata di Un posto al sole, la Juventus vinceva la Champions e la Coppa
Intercontinentale, ci furono i giochi olimpici di Atlanta, Scalfaro era
presidente della repubblica e il governo italiano passava da Berlusconi a
Prodi. L’Inghilterra ospitò i campionati europei di calcio che perse in
semifinale contro una fortissima Germania che vinse poi il torneo. Nel Regno
Unito erano anni di grandi cambiamenti, si passava da decenni di governi
conservatori al primo governo laburista guidato da Tony Blair. Una grande
piccola rivoluzione era in atto in ogni strato della società. Anche la musica
respirava e viveva questa straformazione che ha portato a qualcosa di nuovo, nel
bene e nel male, come ad esempio i Take That, le Spice Girls, i Fool’s Garden, Jamiroquai e Babylon Zoo. Nelle sale
cinematografiche usciva Trainspotting, trasposizione cinematografica del capolavoro
scritto da Irvin Welsh mentre nelle discoteche si ballava Children di Robert
Miles e la Macarena. Una città in particolare stava accogliendo questa
rivoluzione, Manchester si stava prendendo il posto che le spettava dopo anni
di dominio di Liverpool. Sono i due concerti dei Sex Pistols alla Lesser FreeTrade Hall nel 1976 a far letteralmente esplodere la situazione. Band come i
Buzzcocks, i Joy Division e i Fall salgono sulla scena musicale non solo della
città ma di tutto il mondo scatenando un vero e proprio fenomeno “dal basso”
mai visto in precedenza. Nascono gruppi come i Durutti Column e i A Certain
Ratio e, sulla loro scia, s’incamminano anche gli Smiths di Morrisey e i Simply
Red di Mick Hucknall continuando così a mantenere Manchester al centro del
mondo discografico. Neppure la tragica morte del carismatico cantante Ian Curtis fermerà i superstiti
membri dei Joy Division che, quasi immediatamente, daranno vita ai New Order. È un rapido susseguirsi di stili quello
che accade sulle rive del fiume Irwell: si passa dal punk al post-punk,
dalla dance alla musica rave. Ma la liberazione fai-da-te innescata dal
punk non si limita alla sola formazione di gruppi musicali ma si estende su
tutto il panorama culturale di Manchester: nasce un nuovo modo di vestire,
stili di vita differenti rispetto al passato e si formano tutta una serie di
fanzine che recensiscono e seguono le attività musicali in città. E su tutto
ciò, la più grande operazione di produzione indipendente di musica: la nascita
della Factory Records e dell’Hacienda da parte di Tony Wilson, Pete
Saville e Alan Erasmus. L’Hacienda
diventò sempre più centrale per ospitare concerti e nuovi gruppi, popolata
com’era da studenti, ragazzi della working class, neri, gay, designer, gente di
tutti i tipi, dando così vita al periodo della “Madchester”. Era il
tempo della “folle squadra danzante” degli Happy Mondays, ragazzi di una
generazione priva di aspirazioni ed influenzati dalla musica nera, degli Stone
Roses e del loro successo grazie ai “warehouse party” e, successivamente al
declino creativo della “Madchester”. Fu tutto possibile in quanto Manchester,
era una città dalla “natura cosmopolita” dove la musica black si fuse con lo
spirito indie dei ragazzi dando vita a una miscela originale, un vero e proprio
melting pot culturale di stili e suoni. In questo spazio trovarono terreno
fertile le aspirazioni di due giovani fratelli che con la propria musica
volevano conquistare il mondo intero. Il brit-pop era il genere più suonato
dalle radio e i video di gruppi come Blur, Supergrass, The Verve e Oasis
spopolavano su MTV. Quest’ultimi in particolare dopo l’uscita dei primi due
dischi, “Definitely Maybe” nel 1994 e “(What's the Story) Morning Glory?” nel
1995 avevano raggiunto una popolarità pari a quella dei Beatles negli anni ’60.
Il gruppo toccò il picco della fama nell’estate 1996, quando nell'arco di due
serate (10 e 11 agosto) ben 250 000 persone, distribuite su 10 km² di terreno,
assistettero sul prato del parco di Knebworth a uno dei più grandi concerti
all'aperto mai realizzati in Inghilterra. Si tratta dello spettacolo con più
richieste in assoluto nella storia della Gran Bretagna. Furono, infatti, ben
2,5 milioni (quasi il 5% della popolazione britannica) le persone che cercarono
inutilmente di acquistare un biglietto per il concerto. I biglietti andarono
esauriti nel giro di otto ore e il ricavato delle vendite superò i 6 milioni di
sterline (14 miliardi di lire), mentre l'evento fu trasmesso in diretta
radiofonica in 34 paesi. La frase pronunciata da Noel Gallagher all'inizio del
concerto (This is history, this is history, right here, right now ... this is
history) e la risposta del fratello (We're all going to history for the weekend
to watch Oasis), rimasero celebri. L'avvenimento, cui partecipò anche il
chitarrista degli Stone Roses John Squire, chiamato sul palco da Liam per
l'esecuzione di Champagne Supernova, consacrò gli Oasis come star
internazionali: se giornali autorevoli come il Times, l'Independent e
l'Observer dedicarono loro le copertine, un sondaggio condotto tra gli
appassionati di musica dai 15 ai 45 anni rivelò che i fratelli Gallagher erano
più amati dei Beatles. Il loro successo era all'apice. Grazie al documentario
prodotto da entrambi i fratelli Gallagher e uscito nel settembre del 2021
abbiamo potuto godere anche noi, che non c’eravamo, di questo fantastico concerto.
E’ stato un po’ come salire sulla macchina del tempo per rivivere quei momenti
dal punto di vista dei fan dell’epoca e da una posizione privilegiata nel
backstage dell’evento. Una scaletta da paura fatta con i migliori brani tratti
dai primi due album più alcuni b-side che sarebbero poi andati a comporre
l’album raccolta “The Masterplan” del 1998, fanno di questo concerto qualcosa
di magico. Dallo schermo del cinema al giradischi di casa la strada è stata
breve. Brani iconici come “Columbia”, “Supersonic”, “Wonderwall”, “Don’t look
back in anger” e le mie preferite come “Some Might Say”, “Morning Glory”, “Life
Forever” e “Whatever” accompagnata da una sezione di archi proprio come è stata
registrata in studio, possono suonare ad alto volume anche a casa vostra,
grazie all’uscita in triplo vinile di questo straordinario evento della storia
della musica contemporanea. Se anche voi, rientrate come me tra quelli che nel
2009 avevano i biglietti per vederli dal vivo e non ce l’hanno fatta per i
motivi che tutti sappiamo, fatevi un regalo e compratevi questo disco, vi
sentirete un po’ meglio. Buon ascolto.
Tracklist:
Columbia
Acquiesce
Supersonic
Hello
Some Might Say
Roll With It
Slide Away
Morning Glory
Round Are Way
Cigarettes & Alcohol
Whatever
Cast No Shadow
Wonderwall
The Masterplan
Don't Look Back In Anger
My Big Mouth
It's Gettin' Better (Man!!)
Live Forever
Champagne Supernova
I Am The Walrus