martedì 12 gennaio 2016

Raein – Perpetuum

Recensire un disco a distanza di numerosi mesi dall’uscita, talvolta, può rivelarsi una mossa azzeccata o quantomeno onesta. Sì, perché Perpetuum, l’ultima fatica autoprodotta dei veterani Raein, ha debuttato in digitale sul finire della primavera 2015 per poi essere stampato in vinile nel successivo giugno e, devo ammetterlo, sulle prime non mi aveva convinto del tutto. Parliamoci chiaro: io apprezzo moltissimo i Raein, sono profondamente legato a “Ogni nuovo inizio” e ho goduto ascoltando “Sulla linea d'orizzonte…”. Ed essendo Perpetuum un ritorno sulle stesse coordinate seguite in precedenza dal gruppo, era impossibile che mi facesse schifo. In realtà, bollarlo dopo qualche ascolto come niente più che un bel compitino è stato un errore grossolano: perché, nonostante il mestiere, il mini-album (poco più di 17 minuti di durata) è più stratificato e intenso di quanto possa sembrare. E soprattutto rimane in testa e ti lascia qualcosa a livello emozionale. Rimane dopo mesi a prenderlo e rimetterlo via più volte. Inoltre ci sono delle differenze sostanziali. La più evidente sta nel cantato meno tagliente e lancinante rispetto al passato ma più corale, ovattato, stratificato. L’alternarsi soft/loud richiama più il post-rock che non il post-hardcore ma, al di là delle etichette, c’è dentro un po’ tutta la loro produzione espressa emozionalmente in modo diverso. Non c’è nulla di innovativo? Beh, non è obbligatorio che ci sia. Io mi sento di affermare tranquillamente che questo disco possa dare il suo contributo come colonna sonora del momento a fare da cornice alle proprie situazioni, specie se si è cultori del genere (ma non per forza). Breve, compatto e al contempo solido, eterogeneo e viscerale. Mi ha ricordato i vecchi tempi, quando lo stesso disco girava per mesi dopo l’acquisto e gli si dava il giusto tempo per crescere, maturare e farlo proprio.



Tracklist

01. Salvia

02. Tutte parole d'amore

03. Drvenik

04. Giovanni Drogo (Requiem)

05. Polline. Pensieri generosi delle donne

06. Senza titolo




Recensione a cura di Andre (andrenirvsonic@gmail.com)

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