I toni entusiastici con cui, su questa stessa webzine, Zet recensiva il loro sette pollici Boys & Girls non erano esagerati. Miss Chain & The Broken Heels sono un gran bel gruppo. Un quartetto di formazione bergamasca/vicentina, che mette sul piatto (letteralmente, visto che parliamo di vinili!) un garage/beat/bubblegum/powerpop in stile Sixties, con la voce femminile di Astrid Dante a disegnare cristalline melodie che già fecero la fortuna delle female band dell'epoca d'oro, tipo The Ronettes e The Crystals. E poi ci sono due chitarre (quella di Astrid e quella di Disaster Silva) che fanno twaaang come in quegli anni là, sporcandosi il giusto con le sonorità di piccoli/grandi gruppi come The Rubinoos e The Speedies, nomi che oggi dicono poco e niente ai più, ma che facevano saltare i ragazzini di fine anni '70. Naturalmente Silva suona anche il Farfisa, che non può mancare nell'arsenale della vecchia scuola beat. Il tutto poggia sull'impeccabile basso di Franz Barcella (se mi metto a stendere l'elenco di tutte le cose che fa oltre a suonare, diventa una recensione su di lui!) e sulla batteria di suo fratello Brown Barcella, che ha il merito di eseguire parti decisamente fantasiose rispetto alla media del genere. On A Bittersweet Ride contiene una dozzina di gemme pop'n'roll che non si finirebbe mai di ascoltare, scritte e suonate da musicisti d'alta classe: un disco perfetto per una slow ride in macchina o per una festa con gli amici. Pubblicato su vinile dall'etichetta tedesca Screaming Apple Records, l'album è disponibile in cd, per Sonic Jett Records, e, udite udite, in audiocassetta, per la californiana Burger Records. Rispetto a ciò che ho appena scritto, ovvero che ci troviamo di fronte a uno splendido album per viaggiare, provate a immaginare di ascoltare la cassetta mentre guidate lungo la costa dell'oceano...
Elemento non trascurabile: la produzione è di Mojomatt Bordin, voce e chitarra della meglio two men band nel giro di cinquemila chilometri, ovvero i veneziani The Mojomatics. Mojomatt è altresì impegnato come special guest all'armonica e al sassofono in un paio di pezzi.
Insomma, perfino un amante dell'hard rock tamarro e dei riffoni pesanti, come il sottoscritto, vacilla di fronte a un disco e a un gruppo del genere (andate a vederli dal vivo!): mentre batto sui tasti, sto indugiando sull'idea che questo pop solare (che ha comunque i suoi risvolti malinconici, grazie ai quali l'album acquisisce ulteriore bellezza) sia il rock nella sua forma più vera. In fondo, si è sempre trattato di scrivere delle belle canzoni, divertirsi e far divertire il pubblico, tre compiti che Miss Chain & The Broken Heels svolgono con rara eccellenza. Ma nemo propheta in patria, infatti il valore della band ha trovato più riscontri in America (l'estate scorsa i ragazzi hanno infilato diciotto date in diciotto giorni sulla costa occidentale, tra Oregon, California e Messico, suonando anche in sgangherati house parties!) che in Italia. Chapeau.
È tutto. Anzi, no: per accontentare i nerd di MySpace che vogliono per forza tre-titoli-tre, dico Mary Anne, Flamingo e Up All Night, cioè i brani con cui si apre il lato B. E per far felici pure i nerd di YouTube, il consiglio è di andare a pescare il bellissimo clip di Flamingo, che risponde alla domanda: «Come si fa a girare un video favoloso senza metterci un soldo?».
Ascoltare On A Bittersweet Ride e diventarne dipendenti è una cosa sola.
Miss Chain & The Broken Heels, promossi a pieni voti!
McA
mercoledì 2 marzo 2011
Miss Chain & The Broken Heels - On A Bittersweet Ride
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